4° giorno: “Preghiera”
In ascolto
“È giusto insegnare ai nostri figli a pregare, se Dio è morto? Mi pongo questo problema come padre prima che come psicoanalista. Ma cosa significa pregare? Significa alimentare nei nostri figli l’illusione in un Dio che non esiste più, in un mondo dietro al mondo? Significa, come pensa una certa cultura del disincanto, alimentare un rituale superstizioso? Oppure insegnare a pregare è un modo per custodire l’evocazione di un Altro che non si può ridurre alla supponenza del nostro sapere, è un modo per preservare il non tutto, per educare all’insufficienza, all’apertura al mistero, all’incontro con l’impossibile da dire?”. (Massimo Recalcati, Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ipermoderna, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2011)
“Per quanto tu possa vivere e fare esperienze, non arriverai al fondo della giovinezza, non conoscerai la vera pienezza dell’essere giovane, se non incontri ogni giorno il grande Amico, se non vivi in amicizia con Gesù” (Christus vivit, 150). Perché, dice Papa Francesco, è proprio questa amicizia con Gesù, questo rapporto, questo legame con Gesù, che può insegnare ad ogni giovane il segreto della vita.
Il segreto della vita è tutto in una domanda (non in quella domanda che pensiamo essere il centro risolutivo di ogni decisione, chi sono io?): la domanda di tutte le domande, il segreto della vita è “per chi sono io?”. Per usare un’immagine cara ad Antoine de Saint-Exupéry, potremmo dire: “Qual è la rosa a cui io devo dare tutta la mia vita?”. Ed ecco perché Papa Francesco dice ai giovani che bisogna rimanere sempre “connessi” con Gesù, non “perdere il campo”, coltivare ogni giorno l’amicizia con Gesù, perché ricorda questo segreto della vita umana: saperla donare per il bene e la felicità degli altri.
Qui Papa Francesco sottolinea che l’amicizia con Gesù non è un illusione o una pia raccomandazione. No, Christus vivit! Cristo vive! Al centro del cristianesimo c’è la risurrezione di Cristo. Per noi cristiani Dio non è morto. Dio in Gesù è risorto. Noi siamo figli della risurrezione. La morte non ha potuto trattenere sotto le sue forze Gesù Cristo: Lui è il Risorto!
Ed ecco allora la seconda parte del messaggio che Papa Francesco rivolge ai giovani: “Se riesci ad apprezzare con il cuore la bellezza di questo annuncio e a lasciarti incontrare dal Signore; se ti lasci amare e salvare da Lui; se entri in amicizia con Lui e cominci a conversare con Cristo vivo sulle cose concrete della tua vita, questa sarà la grande esperienza, sarà l’esperienza fondamentale che sosterrà la tua vita cristiana. Questa è anche l’esperienza che potrai comunicare ad altri giovani. Perché «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva»” (Papa Francesco, Christus vivit, 129).
Qui c’è il verbo conversare. La preghiera per Papa Francesco è conversare con Cristo. La preghiera ci permette di raccontargli tutto ciò che ci accade e di stare fiduciosi tra le sue braccia. Nello stesso tempo ci regala momenti di preziosa intimità e affetto, nei quali Gesù riversa in noi la sua vita. La vita cristiana – diciamolo di più – la vita si regge sulla preghiera. Certo, in questi giorni noi credenti siamo sfidati: per prevenire ulteriori contagi e l’ulteriore diffusione del coronavirus, non possiamo ritrovarci a celebrare insieme la messa, a recitare insieme le nostre preghiere, le lodi, i vespri, il rosario; ma non ci sfugga il senso fondamentale della preghiera: conversare con Gesù, raccontargli tutto ciò che ci accade, stare fiduciosi nelle sue braccia. Egli è il Risorto! Per Lui non ci sono decreti che possano impedire l’attraversamento delle nostre case, dei nostri luoghi.
Interroghiamoci
Sono le parole di un testo che negli ultimi anni è stato punto di riferimento in tanti dibattiti: cosa resta del padre? di Massimo Recalcati. Per Papa Francesco la preghiera è qualcosa di assolutamente centrale per la nostra fede, per il cristianesimo. E, in qualche misura, come a suo modo riconosce anche Recalcati, la preghiera è una parola importante per la salvaguardia della nostra umanità. Recalcati, infatti, nella pagina citata dice che egli non prega, ma ha deciso di insegnare ai figli che pregare è possibile.
Per Papa Francesco pregare non è solo possibile, ma necessario. Pregare è la cosa più importante per la nostra vita, perché significa respirare, respirare bene, con tutto il nostro essere, con tutta la nostra umanità, con tutto quello che noi siamo. La preghiera, per Papa Francesco, è proprio lo strumento migliore per una vita riuscita, beata, felice, piena. E forse, si potrebbe pensare che queste raccomandazioni Papa Francesco le abbia fatto a delle suore, a dei preti, a dei monaci, a delle monache, o ancora a gruppi di laici appartenenti a comunità particolarmente vivaci. No, queste raccomandazioni sulla preghiera Papa Francesco le ha rivolte ai giovani. Certo, ai giovani cattolici, ai giovani cristiani, ma in qualche misura a tutti i giovani. È questa una delle parti più importanti del documento che proprio in questi giorni compie un anno, la Christus Vivit, l’esortazione postsinodale di Papa Francesco con la quale ha portato a compimento il lungo cammino che la Chiesa ha fatto in vista del Sinodo dei giovani, celebrato nell’ottobre 2018.
Alla luce della Parola
Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate (Mt 6,6-8).
Esercizio
Vi invito a segnare su un foglio bianco le parole che usate più spesso. In questo forse potreste farvi aiutare dai vostri familiari. Poi vi invito a scrivere le parole più belle della lingua italiana, quelle che suscitano in voi forti emozioni. Infine, a segnare le parole che ci fanno fastidio, ci creano imbarazzo.
Conoscere questo mondo, questo aspetto della nostra umanità è importante. Un altro grande psicoanalista del secolo scorso, Jacques Lacan, diceva che noi esseri umani siamo “parlesseri”: siamo fatti di parole. Le parole che ci abitano dentro e grazie alle quali possiamo abitare il mondo. Per cui, avere conoscenza di questo mondo interiore fatto di parole, è un punto di forza al quale non dobbiamo facilmente rinunciare.