Quando è iniziata la Quaresima, il mercoledì “delle ceneri”, abbiamo aperto le nostre labbra alla lode con le parole di questo inno: “Nella santa assemblea o nel segreto dell’anima, prostriamoci e imploriamo la divina clemenza. Perdona i nostri errori, sana le nostre ferite, guidaci con la tua grazia alla vittoria pasquale“.
Quella mattina, mai avremmo immaginato che queste parole, normalmente intese solo in senso spirituale, avrebbero descritto ciò che di lì a poco avremmo tutti vissuto realmente: costretti a pregare non più in chiesa, ma nel segreto della nostra stanza, e a chiedere ogni giorno di essere guariti da questa piaga mortale.
È vero, questa volta per la maggior parte di noi è una Quaresima differente, più esigente, che chiede una rinuncia estrema, forse folle: il digiuno di quel Dio di cui tante volte abbiamo creduto di poter fare a meno, perché sazi. Ma il cristiano sa che ogni viaggio nel deserto, luogo di solitudine e di verifiche, conduce sempre a una meta, alla Terra Promessa, all’incontro glorioso col Cristo Risorto, vincitore del peccato e della morte.
Da questo tempo veramente speciale usciremo più santi e più forti, più disponibili all’ascolto della Parola e all’incontro coi fratelli, più capaci di distinguere ciò che è lecito da ciò che è utile, ciò che piace da ciò che giova, il senso vero delle cose. Ritorneremo più affamati e assetati di Dio, di quel Figlio di Dio, Gesù Cristo, che dice alla Samaritana “ho sete”, perché desidera solo una goccia del nostro amore. Scopriremo che senza il Signore non ce la facciamo, senza l’Eucaristia non ce la possiamo fare. E ritroveremo il gusto di sentirci “a casa”, di “fare Chiesa”, quando vedremo il Suo volto nel volto del fratello che mi sta accanto, nella mano tesa del povero, del malato, o nel sorriso generoso di un bambino.
Buon cammino, amici: se non riusciamo a comprendere il mistero di questo difficile momento, proviamo almeno a contemplarlo in silenzio. Nell’estasi di chi vede già il disegno di Colui che ci chiama ad andare verso la nostra città, Gerusalemme, per stare con Lui sulla croce, per rimanere con Lui nel sepolcro, e con Lui ancora risorgere nello splendore di un’alba nuova.
don Matteo
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