Domenica 2 gennaio – II Domenica dopo Natale
In questa seconda domenica dopo Natale la liturgia ci invita a gustare ancora della gioia e della bellezza del mistero dell’incarnazione del Signore Nostro Gesù Cristo. Ci viene ancora proposta l’incantevole pagina del prologo dell’evangelista Giovanni. Si tratta di un testo che non finiremo mai di approfondire sufficientemente.
Questa pagina evangelica è la stessa che la Chiesa ci ha fatto ascoltare proprio nella Messa del giorno di Natale, ad ogni modo, ci sono sempre ulteriori spunti di riflessione che possiamo ricavare da questo brano significativo. Uno spunto di riflessione su cui vorrei soffermarmi sul mistero della non accoglienza del grande dono che a Natale ci è stato fatto.
Leggiamo nel testo: “Venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto”. Sarebbe interessante chiedersi: Noi, da quale parte stiamo? Siamo di quelli che chiudono la porta in faccia a Dio? O possiamo essere annoverati tra quelli che concretamente gli spalanchiamo la porta della fede e del cuore? Oggi dobbiamo lasciarci “ferire” il cuore da questo grande interrogativo. Non possiamo correre il rischio di dare troppo per scontato. Non possiamo dare per scontato che la porta del nostro cuore sia completamente aperta e spalancata a Gesù che, nascendo a Betlemme, ha assunto la nostra stessa umanità con le sue precarietà e fragilità.
Cristo è venuto per tutti, ma sarà raggiunto da chi vuole raggiungerlo. Cristo desidera dare la sua salvezza a tutti, però la sua salvezza non ci sarà data senza una nostra cooperazione. La salvezza di Cristo non ci viene consegnata in maniera magica e automatica, non è un dono imposto a chi non vuole riceverlo. Il dono della misericordia di Dio non ci dispensa da un nostro “Sì” libero, personale e di buona volontà che esprime la nostra collaborazione nei riguardi del Signore.
Gesù attende sempre di essere accettato, accolto, riconosciuto, valorizzato da ciascuno di noi. Su ognuno di noi incombe sempre la “drammatica libertà” di accogliere il Signore o di ignorarne addirittura la presenza o l’esistenza, come se Lui nulla avesse a che vedere con la vita di ogni giorno. Questa Parola, che a Natale si è fatta carne, è vita e luce e viene ad offrirci la consapevolezza di essere partecipi della sua stessa vita. Siamo partecipi di questa vita non per diritto, ma per grazia, ossia per puro dono di Dio.
Di fronte a questo mistero così sublime, non ci resta altro che piegare le ginocchia in segno di grande stupore per adorare questa grande accondiscendenza di Dio, in modo da abbracciare questo grande progetto d’amore che ci precede, ci supera, ci accompagna… E nel frattempo resta sempre in attesa di essere riconosciuto in maniera lucida e accolto concretamente da ognuno di noi. E noi vogliamo accogliere il Signore con gratitudine e con una consapevolezza sempre crescente.
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